Condividiamo solo alcune riflessioni di quattro grandi persone (Dario Giacomini, Giorgio Agamben, Elisabetta Frezza, Vanni Frajese) che si sono ritrovate a guardarsi negli occhi con la prospettiva di "riprendersi la vita con l'umanità che le spetta".
Immagine tratta dalla pagina Facebook dell'associazione ContiamoCi
Vi invitiamo a leggere l'intero testo a questo link, perchè è un pane che sfama, una luce che guida, una stella polare che ci fa aspirare ad un nuovo umanesimo.
Ne condividiamo i contenuti che evidenziano in modo lucido, ma pacato lo stravolgimento dei rapporti sociali, esito della violazione dei principi fondativi del vivere comune e l'avvento di un totalitarismo condiviso da una vasta parte di cittadini, che non comprendono più i significati pratici e contingenti delle azioni. Ma, dal pensiero di persone "altre" che dentro una società, diventata "macchina per comprimere il cuore" (Simon Weil, Oppressione e libertà), hanno subìto la compressione dei diritti più elementari, gli autori aprono ad una prospettiva rigeneratrice basata su una comunità.
Con questa speranza nella primavera del 2021, a ridosso dell’introduzione dell’obbligo vaccinale per i sanitari a mezzo decretazione d’urgenza (d.l. 44/2021), è nata l'associazione ContiamoCi. In una fase successiva, l’associazione ha accolto i dipendenti della scuola e poi via via alle altre categorie di lavoratori, fino a stendere una rete di mutuo sostegno su tutto il territorio nazionale per tutti i cittadini.
Si è scoperto così come quel terreno arso, in apparenza votato alla sterilità, fosse in realtà straordinariamente fertile. Perché capace di far emergere qualcosa che afferisce alla radice dell’essere uomini e precede qualsiasi appartenenza. Perché capace di dare corpo a pensieri buoni e opere buone, di far crescere legami nuovi di amicizia, solidarietà, fratellanza, insieme alla voglia di mettere a frutto i talenti di cui ciascuno per parte sua è portatore, per battere strade alternative: nella ricerca scientifica, nella socialità, nei servizi, nella cultura, nell’arte.
Gli autori chiudono il testo ricordando a ciascuno di noi che, nella consapevolezza di non essere soli è più facile guardare al futuro con fiducia, perchè
o si ritrova la comune umanità, la si cura e la si coltiva a ogni costo, o si è destinati a perderla del tutto.
Cari Dario, Giorgio, Elisabetta e Vanni, permettendoci di chiamarvi per nome -perchè è così che si fa in una comunità-, lasciateci dire
Chapeau!
La redazione
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