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L’ORDINE REGNA AL MINISTERO DELLA PUBBLICA ISTRUZIONE

Aggiornamento: 17 mag 2022


“La violazione di un obbligo non può restare priva di conseguenze. Si tratta, dunque , di un messaggio forte e coerente, che si è voluto dare ai nostri giovani. Gli insegnanti inadempienti disattendono il patto sociale ed educativo su cui si fondano le comunità nelle quali sono inseriti. Il puro e semplice rientro in classe avrebbe comportato un segnale altamente diseducativo; per questo si è dovuto trovare un ragionevole equilibrio tra il diritto dei docenti non vaccinati di sostenersi e il loro dovere di non smettere mai di fornire il corretto esempio .“ (Patrizio Bianchi, Camera dei deputati – seduta di mercoledì 30 Marzo 2022) .
 

Vorrei comprendere in quale modo io docente sospesa, e ora demansionata, abbia disatteso “il patto sociale ed educativo su cui si fonda la comunità in cui sono inserita"?

Questo disattendere è inscindibilmente legato alla violazione di “un obbligo non obbligo del nonsense del consenso informato"?

E questo obbligo rientra tra i mie doveri professionali (previsti nel CCNL) o, fa parte di un ipotetico patto sociale ed educativo unilaterale di cui non sono ancora conoscenza?

Da docente sospesa a docente attualmente demansionata, provo un senso di sconcertante stupore e di estraniazione davanti a questa Macchina governativa-burocratica infernale, mossa dal motore immobile degli atti normativi del governo emanati in questi ultimi due anni e che altrove ho definito alla stregua del Dio Kronos che divora i suoi stessi figli. Ogni atto normativo precedente emanato dal governo è divorato da quello successivo, in un vortice di assoluta insensatezza e incertezza legislativa che ha paralizzato qualsiasi forma di azione umana. Scopo di una legge non è forse la stabilità, la permanenza della norma, entro cui ogni umano agire libero deve avvenire?

 

Ho disatteso e violato un obbligo?

Direi che più che aver disatteso un obbligo, ho violato quello che possiamo definire un pseudo-obbligo vaccinale celato con il velo di Maya del consenso informato”, che per chi va oltre la rappresentazione della realtà nella sua semplice apparenza significa guardare il vero volto che si cela dietro questo velamento, questo pseudo-obbligo vaccinale, che nasconde la vera Volontà di colui che governa. Imporre l’obbligo e contemporaneamente chiedere di firmare un consenso informato è sul piano logico letteralmente illogico, ma sicuramente non lo è nella logica intrinseca della mente che ha partorito tale norma (permette a colui che emana tale disposizione di potersi sottrarre in un tempo futuro a qualsiasi responsabilità ).

Dunque, con la richiesta della firma al consenso informato sono stata chiamata ad assumermi in prima persona la responsabilità, ma una scelta responsabile affinché possa definirsi tale, dev’essere libera e consapevole, ed è solo in virtù di ciò che posso attribuirmene la conseguente responsabilità: da re-spònso= respondere-responsabilità= rispondere in prima persona delle conseguenze di tale decisione. Nel caso di questo disatteso pseudo-obbligo vaccinale, “le pseudo-scelte” (in quanto sotto condizione) erano due: da una parte scegliere se cedere al ricatto, se cedere il proprio corpo, firmando il consenso informato (non libero perché si cede a un ricatto) in cambio della salvaguardia del posto di lavoro, e dall’altra scegliere di non firmare il consenso ("libero e consapevole" in quanto non si cede al ricatto) ed essere per questo punita con la sospensione e la perdita del lavoro e della retribuzione. Può chiamarsi scelta quella che avviene sotto condizione, o meglio sotto ricatto? Non siamo in presenza di una vera e propria estorsione? Non siamo in presenza di una punizione che viene inflitta a chi, ahimè, è andato contro le aspettative e il volere del legislatore? Non siamo in presenza di una punizione (sospensione dal lavoro e demansionamento) inflitta senza aver commesso nessun reato, in quanto logica vuole che non sussiste obbligo se mi si chiede di firmare un consenso?

Infliggere una pena (sospensione e demansionamento) senza che si sia commesso nessun reato è letteralmente insensato. Altrimenti, perché tutto abbia un senso, posso ipotizzare e dedurre logicamente che la condanna è stata rivolta contro l’unico “reato” che abbia realmente commesso, quello di aver esercitato il diritto di libertà di scelta libera e consapevole. Sono stata condannata per aver liberamente scelto e deciso?

Da docente, con competenze pedagogiche, se dovessi giudicare un insegnante che educa sotto ricatto ed estorsione i propri alunni, non potrei che definirlo un cattivo maestro, perché sta tradendo il fine stesso del suo agire, la grande lezione della Paideia greca, quella che guarda alla formazione dell’uomo nella sua totalità, che avviene attraverso capovolgimenti, svolte e momenti anche dolorosi verso la liberazione e l’autonomia di tutto il suo essere, verso quella che definiamo l’uscita dalla caverna platonica. Ora come possiamo definire questa azione del governo nei confronti dei suoi cittadini? Il fine dello Stato non dovrebbe essere quello dell'emancipazione dell’uomo, nel senso di formare uomini liberi e ragionevoli, tanto da non aver più bisogno di essere governati?

Vedete, Signori del Ministero, a partire dalla situazione pandemica e dai decreti legge che si sono susseguiti a partire dalla fine del 2019 e sino al 15 dicembre 2021, la mia vita si è irrimediabilmente divisa in un prima e in un dopo. All’improvviso mi sono ritrovata in una scuola infernale e spettrale, da luogo di cultura e d’incontro, aperto al confronto, come comunità libera e dialogante, fondata sull’uso della ragione, sul pensiero critico e sul rispetto dell'alterità, a luogo di separazione, di discriminazione, di controllo e manipolazione, dove sorvegliare e punire hanno avuto l’unico fine di escludere il dissenso, di estromettere i "non-allineati", di annullare il diverso, l'anti-noi. All'improvviso mi sono accorta di non essere più in una scuola, ma in una caserma, in un penitenziario.

E’ stato un salto quantico, mi sono ritrovata immersa come in un incubo in una realtà simile alle Istituzioni Totali, come gli ex manicomi, i penitenziari, e gli ospedali , conosciute sino ad allora attraverso lo studio di autori come F. Basaglia e M. Foucault, luoghi dove il controllo, la sorveglianza e la manipolazione avvengono proprio grazie al sapere medico-scientifico e a pratiche di controllo sul corpo.

Mi sono ritrovata, come in un sogno, a vivere in un incubo: realtà sociali e politiche inimmaginabili, come quelle conosciute nei regimi Totalitari analizzati dalla H. Arendt. E’ possibile rendersi conto dell’imminente pericolo che sta correndo oggi l’umanità solo comprendendo la funzione e "la vera natura dei campi di concentramento come laboratori umani dove si sperimentava il controllo totale sull’uomo", attraverso la riduzione dell’uomo a un fascio di reazioni biologiche e istintive e manipolabili, attraverso tecniche di condizionamento come nell’esperimento di Pavlov, dove il cane era stato indotto a salivare quando suonava una campanella e non in presenza di cibo. Una tale sperimentazione oggi non ha più bisogno dei campi di concentramento come laboratori, poiché è possibile realizzarla su grande scala e su intere popolazioni, attraverso tecniche di biopotere, che fanno uso di nuove forme di manipolazione, di potenti mezzi mediatici virtuali e di nuovi e potenti strumenti scientifici e tecnologici che i regimi Totalitari del XX secolo non potevano minimamente immaginare

Il grande sogno dei regimi totalitari, rendere l’uomo superfluo, è oggi tragicamente realizzabile. Rendere l’uomo superfluo significa eliminare in lui quella imprevedibilità che è legata alla sua spontaneità, e al suo essere libero. Rendere l’uomo superfluo e dunque anche manipolabile sul piano biologico e sul piano genetico, significa eliminare l’unicità, la diversità, in una parola la dimensione plurale dell’umanità. La Pluralità della dimensione umana è conditio sine qua non della stessa libertà, l’elemento antitotalitario.

La trasformazione spettrale di uomini ridotti in marionette, attraverso il virus della paura e l’obbligo alla sottomissione e all’ubbidienza, ha accecato ogni individuo, ogni segmento delle diverse realtà istituzionali e sociali, ha isolato gli uni dagli altri in una massa atomizzata ed eterodiretta da specialisti, mettendo gli uni contro gli altri.

Tutto ad un tratto quelli che ritenevi sino a quel momento, i tuoi fratelli, i tuoi amici, i tuoi figli, i tuoi colleghi e i tuoi vicini si sono trasformati improvvisamente in possibili nemici da temere e da cui difendersi. In un mondo scisso, lacerato e diviso dal suo interno, attraverso la paura della morte che ha portato ad allontanarsi dal mondo reale e al suicidio relazionale, all’omicidio dei diritti e delle libertà pubbliche e private, la morte della Democrazia si è spalancata come l’unico abisso possibile in cui precipitare, per salvare non l’uomo e il mondo, ma il suo fantasma, che ora si aggira nel mondo.

 

Quale cattivo esempio avrei mai potuto fornire ai mie alunni con il rientro in classe?

Ma torniamo al pericolo costituito dalla mia riammissione in classe in relazione al mio disattendere il patto sociale della comunità scolastica: la mia presenza oggi a scuola , non in classe, non è lesiva dei miei diritti relativi alla mia privacy (tenuta ad esporre all’ingresso a scuola davanti a tutti il famoso lasciapassare green)?; la mia presenza a scuola oggi non è discriminatoria, in quanto segregata in una stanza lontana da studenti e colleghi?; la mia presenza a scuola oggi rispetta la mia dignità di persona, esponendomi alla gogna pubblica come eretica, come esempio per tutti, un modo esemplare per mostrare cosa accade a chi esercita il proprio diritto di libertà di scelta e di dissenso civile?

Quale buono esempio danno di sé le istituzioni e lo Stato attraverso queste pratiche di ghettizzazione e di violazione dei diritti fondamentali e inviolabili dell’uomo? Quali garanzie e tutela offre un paese in cui le opinioni avverse annegano e vengono censurate per aver violato le "regole della comunità"?

Il mio rientro in classe sarebbe stato per il mio paese e per i mie alunni una grande lezione di Democrazia da parte dello Stato, il riconoscimento del valore del dissenso civile come linfa vitale di una Democrazia, che come istituzione fondante, non ha fedi o valori assoluti, ad eccezione dei principi democratici su cui si basa, principi che permettono la pratica democratica (come l’uguale dignità di tutti gli esseri umani e dei diritti che ne conseguono). Democrazia e verità assoluta , democrazia e fede, democrazia e dogma, sono incompatibili. La verità assoluta e il dogma valgono non nelle società democratiche, ma in quelle autocratiche e totalitarie .” Chi ritiene che la democrazia debba avere la sua verità indiscutibile da imporre tramite leggi ai dissenzienti anche con la forza e la violenza , contraddice la democrazia stessa.

Il regime loda e premia invece i colleghi non sospesi che con la loro indifferenza e il loro essere ligi alla legge hanno reso possibile la disumanizzazione di un luogo sacro come la scuola, Tempio di anime e di nuovi Soli di futuri mondi, su cui si fonda la possibilità stessa dell’uomo di continuare ad avere un mondo… In un Tempio simile non dovrebbe avere accesso nulla che possa corrompere le loro menti, le loro coscienze, i loro sogni: sarebbe come tagliare gli alberi nascenti in una foresta, alla fine ci ritroveremmo con una foresta vecchia che va incontro alla sua fine senza nulla di nuovo che possa rifondare il mondo con nuovi sentieri e nuove idee che si inalberano verso il cielo. I giovani in questo tempio sacro dovrebbero essere protetti, tutelati da tutte le possibili manipolazioni ideologiche, istruiti (e non indottrinati), tutelati nella libertà di crescita autonoma e libera da tutti i condizionamenti culturali e istituzionali, semplicemente perché loro sono il nuovo.

Ragione per cui durante tutto il mio percorso di insegnamento ai miei alunni non ho mai insegnato quello che poteva essere il mio personale punto di vista generale in ogni ambito del sapere, da quello scientifico a quello umanistico sino a quello politico, sociale e religioso spacciandolo come verità assoluta. Il mio motto è stato sempre, "ognuno dica la verità, che sia consegnata a Dio la Verità". Ai miei studenti non ho certamente insegnato conoscenze preconfezionate e ammuffite dalla menzogna di un un’unica verità, ma ho fornito quelli che dopo anni di studio ritenevo le perle preziose del pensiero per nutrire la loro naturale curiosità, il loro stupore, per sollecitare le loro menti a frequentare assiduamente il dubbio perché il loro sapere non fosse superficiale e orizzontale , ma verticale e profondo in ogni circostanza.

Ai miei studenti ho insegnato l'importanza della ricerca scientifica e l' uso del rigore proprio del metodo scientifico, che diversamente dalla religione non è fondata sulla fede, ma sui dati; "non si ha fede nella scienza", perché essa a partire da Galileo Galilei è un sapere aperto e problematico, antidogmatico, verificabile e confutabile sulla base di esperimenti e di ragionate dimostrazioni, senza mai trascurare l'aspetto relazionale del sapere, quello basato sul confronto delle informazioni e dei dati, quello basato sulla trasparenza e sulla pubblicità delle conoscenze che possono essere sempre messe in discussione e dall'intera comunità scientifica e da chiunque decide di cimentarsi nell'avventura del sapere sperimentale.

Infine, con i miei studenti ho praticato la difficile arte della discussione dialettica in un contesto di comunità ermeneutica e democratica, per la loro emancipazione intellettuale e per la loro autonomia del pensiero e del giudizio, ho insistito con loro su un modo di "pensare allargato” necessario per acquisire un punto di vista generale invitandoli a recarsi in visita presso il punto di vista dell'altro facendo uso della loro immaginazione. Questo significa per me insegnare, e non indottrinare, in un paese Democratico

 

E quale significato ora è possibile attribuire all’azione punitiva verso i docenti disobbedienti che rischiavano di divenire un cattivo esempio da evitare a tutti i costi?

Certo non posso essere definita un cittadino ubbidiente e ligio alla legge, che agisce in base a ordini, come il perfetto cittadino ideale di uno Stato Totalitario, perché ho disobbedito al principio:

“Agisci come se il principio delle tue azioni fosse quello stesso del legislatore o della legge del tuo paese”, ovvero, come suonava la definizione che dell’imperativo categorico nel Terzo Reich aveva dato Hans Frank: agisci in una maniera che il Fuhrer, se conoscesse le tue azioni, approverebbe”.

I docenti disobbedienti , violando le regole della comunità, non agendo in base ad ordini e non praticando l’obbedienza cieca e l’obbedienza cadaverica Kadavergehorsam, non hanno agito moralmente, in quanto sono venuti meno alla "re-intepretazione" dell’imperativo categorico Kantiano e alla stessa fonte che starebbe dietro la legge, non la ragion pratica, ma la volontà del legislatore!

Sì, ammetto, di non essermi allineata come un automa ai precetti del governo, e di aver esercitato consapevolmente la capacità critica del pensiero e di essermi attenuta "alla mia etica kantiana" fondata sulla facoltà del giudizio dell'uomo, facoltà che esclude la cieca ubbidienza.

Si, non mi sono uniformata agli individui ridotti a "uomini-cosa", senza pensiero, senza giudizio critico, subordinati agli ordini e alle logiche del governo, che si lasciano determinare come oggetti.

Sì, effettivamente, non mi sono comportata come un individuo senza qualità, di musiliana memoria, come l'Eichmann della situazione, invisibile a se stesso, perché incapace di avere coscienza di sé, e privato della sua facoltà di percepirsi, non più in grado di distinguere il bene dal male, tanto da ammettere durante il processo a Gerusalemme di aver agito semplicemente "nel rispetto delle leggi del suo paese".

Sì, credo di essere "rea" per aver agito per libertà, seguendo l'etica della responsabilità, legata a un senso del dovere che "dobbiamo" innanzitutto a noi stessi, alla nostra coscienza, perché a quest'ultima direttamente collegata.

Sì, scusatemi se non mi sono comportata da buon cittadino, da persona estremamente normale ,da docente ligio alla legge, da buona madre di famiglia ordinaria, banale, appunto, e non mi sono lasciata sradicare da me stessa, opponendomi ad essere ridotta a uomini-cosa.

Sì, ora sono pienamente consapevole di ritrovarmi a vivere in quello che molti oggi chiamano il Nuovo Ordine Mondiale, il nuovo Totalitarismo Globale, dove il "nuovo volto del male radicale" appare come la capacità di dequalificare l'essenza degli uomini rendendoli superflui, "nientificazione" che aggredisce alla radice tutte le qualità umane, uccidendone la dignità nel suo duplice aspetto, fisico (decus) e spirituale (decor).


Francy Myrto

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