Il prof. S. Tassi, docente di Storia e Filosofia presso un Liceo Scientifico di Milano, spiega su Demos come il conformismo spinga i più a restare nella caverna. È la tirannia della maggioranza.
Se dovessimo rappresentare quello che negli ultimi mesi sta caratterizzando l'#Italia, la caverna di #Platone sarebbe l'esempio più calzante. In questa caverna oscura fatta di divieti, proibizioni e segregazioni che incatenano tutti alla paura e al conformismo di massa, da chi possiede il #greenpass, a chi ne possiede uno base per poter andare a lavorare a chi ne obietta coscientemente l'utilizzo di uno strumento anticostituzionale. A trasportare vasi e statuette che riflettono in maniera ridondante bollettini, dati, numeri e nuovi provvedimenti la maggior parte dei quotidiani e media proiettati da quel fuoco impersonificato dalla tv. Alcuni di questi prigionieri aggirando l'intero spazio della caverna e sospinti a cercare un corridoio di uscita scoprono la luce naturale di un'altra narrazione che apre ad una conoscenza più ampia e capace di discernere la realtà da più lati. Una volta scesi nella caverna per portare agli altri prigionieri ancora intrappolati la luce della ragione, essi troveranno difficoltà ad abituarsi al buio e alle fioche immagini copiose che inchiodano ad una sola realtà chi ne è ancora prigioniero. Così, si vedrà accerchiato e impossibilitato ad ingaggiare un dialogo con chi è dentro, ovvero gli stessi suoi ex compagni di caverna che lo derideranno stigmatizzandolo e sbertucciandolo perchè adombrati da immagini che irradiano un pensiero unico, offerto a loro da chi, intuendo la superficialità di cui gli schiavi hanno bisogno, propineranno da falsi maestri che Platone accostava ai sofisti capaci di ipnotizzare i più dell'allora Polis ateniese.
Questa situazione ha tirato fuori la vera Essenza delle persone, sia in bene che in male.
Lascia stupefatti come la Scuola italiana abbia prodotto in questi mesi solo poche voci fuori dal coro, spesso tacitate sotto una cappa di conformismo e di malinteso senso del dovere. Invece di rappresentare la coscienza critica della comunità territoriale, l'istituzione educativa è diventata lo strumento privilegiato di attuazione su larga scala di precetti che non hanno nulla di scientifico o di tutela della salute pubblica ma tanto di controllo sociale e di persecuzione del dissenso. Esecrabile il comportamento dei sindacati di categoria che non solo non hanno difeso la comunità scolastica ed in primis il personale ma, addirittura, si sono fatti parte attiva di una logica repressiva e di sopraffazione di quanti hanno cercato di mantenere la barra dritta dell…