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Cari amici non vaccinati

Riportiamo una lettera

di Marino Poerio

se doveste finire in ospedale a causa del covid (evento peraltro altamente improbabile: sembra ovvio dirlo, ma in questi tempi folli ripetere l'ovvio diventa, come diceva Orwell, un atto rivoluzionario), se finiste addirittura in terapia intensiva, nella "costosissima" terapia intensiva, sarei molto contento che le vostre cure fossero pagate anche con i miei soldi di vaccinato.

Sapere che una piccola parte di tutte le tasse che ho versato in 23 anni di lavoro viene usata per curare le persone, è uno dei miei pochi sollievi di contribuente.

Quando sono finito in ospedale, tanti anni fa, perché durante una partita di pallone ho tentato una velleitaria rovesciata alla Van Basten, le tasse che hanno pagato gli altri, anche chi odia il calcio, anche chi non ci gioca, mi sono servite.

E sono state indispensabili anche quelle versate dai non patentati, quella volta che una macchina ha svoltato all'improvviso dentro la mia moto, facendomi piroettare in aria.

Le tasse di chi non ha figli hanno contribuito a tutti e tre i parti di mia moglie, e quelle versate dai giovani lavoratori ai ricoveri di mio padre, vecchio, che cadeva in casa.

Le tasse degli astemi servono a curare le cirrosi epatiche, quelle dei non fumatori i malati di tumori ai polmoni; i sedentari aiutano con i loro tributi le degenze ortopediche di chi si fa male praticando sport.

Le tasse dei cittadini onesti servono a curare ladri e assassini malati, persino i politici - ah no, quelli vanno in clinica. Ma anche grazie ai soldi di chi non vota.

Con le tasse dei pacifisti curiamo i feriti in guerra.

Tutto questo è normale, e sacrosanto, e sta alla base - lì, proprio in basso, come fondamenta necessarie - della nostra democrazia moderna.

Cari amici non vaccinati che contraete il covid, a chi vi dicesse che non dovreste essere curati, che occupate ingiustamente il posto di altri in ospedale, voi dovete sputare in faccia.

Ma prima di essere guariti.



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