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Non solo scuola, ma anche università...

Condividiamo la lettera di docenti universitari e personale di enti di ricerca che già da agosto si erano schierati per richiedere l'abolizione del green pass e che ora, a seguito dell’entrata in vigore dell’obbligo vaccinale per tutto il comparto universitario, previsto dall’ultimo Decreto-legge del 7 gennaio, chiedono un cambio di rotta.

Gli accademici scrivono all'esecutivo, ai Presidenti delle due Camere e al Presidente della Corte Costituzionale per eliminare qualsiasi restrizione delle libertà fondamentali.

La lettera è un appello corale che ci sentiamo di condividere in toto, sia per i contenuti, di carattere giuridico, etico, sanitario e scientifico, che per le modalità. Della lettera apprezziamo i riferimenti continui alla letteratura scientifica e la lettura critica della gestione pandemica.


Di seguito riportiamo alcuni stralci.

Osserviamo inoltre con estrema preoccupazione l’escalation di violenza verbale e attacchi pretestuosi verso la minoranza di coloro che per vari motivi, tra cui considerazioni di tipo sanitario, hanno scelto di non vaccinarsi. Riteniamo altresì che questo clima e questo modo di operare non possa essere ulteriormente tollerato da parte di istituzioni che si vogliono ancora definire democratiche e, con questo Appello, intendiamo ribadire la nostra ferma volontà di contestare provvedimenti che, nell’arco di pochi mesi, hanno colpito un numero crescente di categorie professionali e che stanno creando un quadro normativo dai contorni estremamente allarmanti.
L’università italiana ha sempre rappresentato, tranne nel periodo buio del ventennio fascista, un baluardo di democrazia e il laboratorio per eccellenza di teorie, opinioni e ipotesi scientifiche caratterizzate da ampio pluralismo, in ossequio alla libertà di scienza e insegnamento di cui all’art. 33 della Costituzione repubblicana. In tale contesto, il rispetto delle minoranze, soprattutto nelle scuole di pensiero, ha sempre rappresentato garanzia del carattere autocorrettivo della scienza.
Per tutti questi motivi, a nostro parere le misure previste dal Decreto Legge n. 1/2022 non sono né coerenti né commisurate allo scenario attuale: in particolare, intendiamo ribadire con forza che l’imposizione di un vaccino sprovvisto delle adeguate garanzie di sicurezza ed efficacia è una misura non solo sproporzionata rispetto ai benefici che si pretende di ottenere, ma anche lesiva di diritti e libertà fondamentali costituzionalmente garantiti.

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